Thailandia, Cambogia e Vietnam – Kompong Phluk, il villaggio sull’acqua (5)

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Kampong Phluk, così si chiama questo caratteristico villaggio a sud di Siem Reap.

Siamo in viaggio con Sven6, che ci convince a visitare questo incredibile posto. La distanza dalla città è in realtà poca, ma le strade sono talmente malridotte, che notiamo dal finestrino una tartaruga che cammina accanto a noi. Scoppiamo a ridere, mentre Filippo continua da giorni a suonare ininterrottamente in macchina “Yard of blonde Girls” di Jeff  Buckley.

C’è un biglietto da pagare. Se non ricordo male sui 20$ a testa per la visita in barca. Ad ogni modo occhio al resto, non so come, ma credo di essere ritornato indietro con altri 20$ in meno. Forse distrazione mia, forse destrezza del bigliettaio. Ormai non ricordo più ma va bene così.

Più ci avviciniamo al villaggio, più notiamo che intorno a noi, i campi sono invasi d’acqua. Poco dopo infatti, siamo costretti a fermarci perché la strada finisce. Scendiamo, saltellando qua e la per proteggerci dal fango che invade quel poco di strada che rimane. Il tizio ci fa un cenno e ci fa salire su una barchetta. Due ragazzi, poco più che ventenni, si alternano al timone. Proviamo a parlare con loro, ma a quanto pare, non spiccicano una parola di inglese. Proviamo con l’italiano, il francese, e anche con lo spagnolo, ormai quasi divertiti. Allora accenniamo l’unica cosa che conosciamo in cambogiano, ciao! sous-dey, e anche lì non rispondono. Allora scoppiamo a ridere, perché, o non sono cambogiani, o ci stanno letteralmente prendendo per i fondelli.

Ci addentriamo nel canale; ai lati una fitta e verde vegetazione affiora dall’acqua, rendendo obbligata la via.

Per arrivare al villaggio ci vogliono più di dieci minuti di navigazione, che sembrano un’eternità. Ci godiamo il panorama, le mangrovie che affiorano, e rispondiamo al saluto di alcuni turisti giapponesi che rientrano dalla loro escursione.

Il villaggio è incredibile, le case sono interamente costruite su dei pali di legno, alti una decina di metri. Tutti gli edifici si estendono a destra e sinistra del canale. Notiamo una scuola, e poco più avanti una specie di ristorante, dove il nostro barcaiolo ci dice di fare una pausa. Data la sospetta insistenza, decidiamo di evitare. Non amo essere costretto a far qualcosa che non mi va. A proposito, avevo letto poi che spesso i barcaioli si fermano alla scuola, e ti propongono di comprare penne e quaderni da distribuire ai bambini. Materiale che poi sistematicamente viene riportato al commerciante.

Anyway, continuiamo il nostro giro in barca, fino alla foce, sul lago Tonle Sap. Quello che lascia senza fiato è il panorama, assolutamente selvaggio che ti circonda.

Mentre siamo al centro del lago, i nostri condottieri ne approfittano per controllare le loro reti da pesca, piazzate a mollo probabilmente la sera prima o la mattina, e già che ci sono, controllano illegittimamente anche le reti di altri pescatori. Ce ne accorgiamo perché confabulano un po’ tra loro prima, a voce bassa, come se fossimo in grado di capire qualcosa.. e in modo molto goffo e furtivo si avvicinano all’altra nassa, che è lì a poche decine di metri, guardandosi intorno preoccupati. Chiaramente gli scoppiamo a ridere in faccia, e ridono pure loro, chiaramente scoperti.

Il fantastico tramonto finalmente ci ripaga del caldo torrido e della faticosa giornata, e ne approfittiamo per scattare qualche foto e pubblicarla sui social. Questa cosa mi fa sorridere, perché, con 5$ abbiamo semplicemente acquistato una sim locale al nostro arrivo in aeroporto, con la rete dati praticamente illimitata. Eravamo al centro di un lago sperduto, al centro della Cambogia, ma eravamo in grado di pubblicare in tempo reale le foto dei posti che stavamo visitando.

E pensare che per scrivere quest’articolo, qua in Italia mi sto disperando. La connessione è talmente instabile che devo scrivere sul blocco note e poi riversare il racconto sul blog tutto insieme, con un bel copia e incolla.

 

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Si fa tardi, e il nostro amico Sven ci attende alla macchina per riportarci in città. I miei ricordi della giornata si fermano qua, accanto ad una stanchezza infinita e ad un’ottimo bicchiere di Angkor.

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