Sibillini – La invernale Nord di Pizzo Acuto

Gennaio 2022

Capita che all’ultimo momento cambi il giro che ti eri prefissato la sera precedente, e ti ritrovi sotto il più piccolo dei 2000 tra i Sibillini. Il più piccolo ma non il più semplice.

l’idea anche stavolta è di Giacomo, compagno di decine di arrampicate, che al solito riesce a tirare fuori il classico coniglio dal cilindro e a svoltare la giornata con una delle nostre più belle salite ad oggi.

La parete Nord di Monte Acuto è una via lunga, infinita, una sorta di (Hell of) Stairway to heaven che arriva fin su a 2035 metri sul mare.

Di per se è quindi una sorta di gigantesca piramide, che non mostra apparenti pericoli, se non fosse talmente inclinata e geograficamente dislocata in una zona ad alto rischio valanghe.
Ora, affrontare questa parete in condizioni ottimali potrebbe far rientrare questa scalata in un grado AD/AD-.
Si sa invece che la realtà è sempre distante dalla condizione ideale, e la parete presentava qualche difficoltà in più che vi dirò più avanti.

Avvicinamento

Si parte dal parcheggio di Bolognola e si prende la strada che porta al rifugio del Fargno. Occorre innanzitutto informarsi in anticipo, perché in inverno la strada è solitamente proibita da un vistoso cartello.
La strada è insidiosa e non da sottovalutare, va sempre affrontata con la dovuta attrezzatura: ramponi ai piedi e piccozza. I ramponi infatti si indossano praticamente subito per la strada sicuramente innevata.
È purtroppo un percorso conosciuto per numerosi incidenti fatali. Oltre alle numerose slavine, la neve tende ad accumularsi lungo la strada, e ghiacciando si rischia facilmente di scivolare nel sottostante vallone con esiti disastrosi.
La mancanza di esperienza e cultura della montagna in questo caso è davvero fonte di pericolo serio per i poveri malcapitati che sistematicamente imboccano il sentiero senza attrezzatura, traditi dalla “apparente” normalità del primo tratto.

Le statistiche del giro

Tempo di avvicinamento: 1 ora e 45 minuti (dipende dalla neve e dal ghiaccio sul sentiero).
Distanza di avvicinamento: 4,5km
Altitudine del parcheggio di Bolognola: 1345mt
Altitudine di attacco: 1676mt
Altitudine della vetta: 2035mt
Dislivello netto dall’attacco alla cima: 369mt circa
Dislivello totale: >750mt
Temperatura: -4°C
Difficoltà: AD- (ma io alzerei leggermente il grado su AD+ per le condizioni difficili della giornata e del manto nevoso non sempre perfetto).

La via

Arrivati alla base della piramide (Long: 13.219306, Lat: 42.958823) la linea della via appare subito evidente. Su qualche guida locale dei Sibillni viene classificata con una scala di difficoltà AD- (che può ovviamente variare in base alle condizioni della giornata).

Di per sè è una lunga scalinata verso la cima con pendenze sempre sostenute sui 45/50° e con qualche passaggio di 70°.
Oltre alle condizioni dell’innevamento che sono assolutamente fondamentali per attaccare la via, è molto importante valutare le proprie condizioni psico-fisiche. Il tratto è sempre e completamente esposto sulla valle sottostante, e una scivolata qui NON è ammessa. Il pendio comunque permette posizioni abbastanza comode per riposarsi in qualsiasi momento lungo la salita.

L’attacco presenta subito qualche difficoltà per l’accumulo di neve di riporto, che ci costringe ad arrancare i primi 20 metri con la neve ai fianchi. Una volta superato il muro di neve iniziale, la neve si presenta sul pendio non ancora ben trasformata nonostante l’ombra e l’esposizione Nord. Procediamo quindi affondando bene i ramponi (fino all’orlo delle ghette in qualche breve tratto) per i primi 70 metri di dislivello.

Qui si presenta un piccolo salto, che siamo costretti ad aggirare traversando una decina di metri più destra, dove le picche migliorano la presa. Superato l’ostacolo, il manto rimane non completamente trasformato. Comunque, dopo un breve consulto decidiamo che non presenta particolari pericoli. Anche durante l’avvicinamento abbiamo più volte scrutato la parete per vedere eventuali tracce di distaccamenti o slittamenti. Sembra tutto nella norma. Avanziamo seguendo una linea logica, tenendoci vicini ai radi ciuffi d’erba e alle roccette che sporgono attraverso il ghiaccio.

La salita, pur non presentando particolari difficoltà tecniche è estenuante, e mette a dura prova i polpacci che bruciano tantissimo. Le piccozze affondano bene nel ghiaccio e ci permettono una salita in conserva corta, protetta per lo più da qualche fittone che piantiamo qua e là (più che altro per fattore psicologico). Il lato sinistro della parete è sicuramente più carico di neve, e procediamo sul lato destro dove il ghiaccio è più compatto.

Ci giriamo ogni tanto a guardare in basso, e subito torniamo a guardare su, come per una sorta di gesto scaramantico. Guardando di fronte a noi, la salita appare ancora imponente, nonostante siamo già a un guadagno di quota di oltre 150 metri. Il panorama è comunque unico. Siamo al centro della grande piramide e su a nord la visibilità è spettacolare. Con l’occhio riconosciamo il Catria, il Cucco, l Nerone, e vicino a noi i piani di Ragnolo, già spogli dalla neve.

La linea tracciata è netta, sotto di noi vediamo il passaggio dei ramponi che seguono una linea quasi perfettamente verticale, e anche gli ultimi metri rimanenti saranno altrettanto lineari. In questo punto qualche tratto raggiunge i 70° di pendenza, ma il ghiaccio affidabile ci dà quel minimo di sicurezza per affrontare l’ultimo tratto in scioltezza.

Negli ultimi 40 metri di salita cominciamo un lungo traverso molto ripido, di almeno 30 metri a sinistra, che ci porterà finalmente al canale di uscita, una decina di metri a sinistra della cresta. traversiamo tenendoci più alti possibile, e vicini alle roccette a sfioro.

Dopo aver affrontato gli ultimi metri con qualche tratto davvero ripido, il panorama si apre davanti, e la sella sommitale è raggiunta. A destra, una decina di metri di facili roccette ci separa dalla vetta, e davanti, messa in ombra dal contrasto del sole, compare il Monte Priora, imponente come sempre. Si scopre l’intera valle dell’Ambro, con qualche striscia sporadica sulla neve, lasciata da qualche scialpinista qualche giorno prima. A sinistra, seguendo la linea delle creste troviamo Monte Castelmanardo e invece, dal lato opposto, ancora dietro la nostra cresta, Pizzo Tre vescovi a chiudere il giro.

A questo punto il calo di adrenalina comincia a farci sentire seriamente la fatica. Saranno quasi le 12:00 e dobbiamo affrontare ora quasi 700 metri di discesa, passando per le creste affilate, fino a raggiungere la forcella Bassette. Da lì deviamo giù per il canalone, seguendo le numerose tracce di sci e scarponi che finalmente ci riportano all’idea di esserci riavvicinati alla civiltà. Il giro si conclude reinserendoci sul sentiero iniziale, e percorrendo gli ultimi 3km di defaticamento, in leggera discesa, fino a tornare alla macchina.

Non possiamo che festeggiare l’impresa stappando una bottiglia di prosecco al primo bar lungo strada.

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